Archivio di Stato

Modena - http://www.asmo.beniculturali.it/


Tra le fonti disponibili per la ricerca sulla storia dell’eterodossia modenese spicca senz’altro per importanza l’Archivio dell’Inquisizione di Modena, conservato presso l’Archivio di Stato.

Quando nel 1785 Ercole III soppresse l’Ufficio dell’Inquisizione, ne affidò il fondo all’archivista ducale Nicolò Pellegrino Loschi con il compito di custodirlo provvisoriamente per sistemarlo. Alla ricognizione degli archivi emiliani del Bonaini del 1861 a seguito dell’unificazione nazionale il fondo dell’Inquisizione non venne segnalato e finì nel 1862 per confluire insieme con l’Archivio estense nell’Istituto di conservazione attuale. Segnalato in varie relazioni successive dal 1864 in avanti, esso iniziò a essere studiato da diversi e importanti studiosi dell’eresia. Dagli anni Sessanta del Novecento la frequenza e l’importanza degli studi compiuti su di esso lo hanno reso famoso anche in campo internazionale, facendo prendere coscienza della sua autonomia rispetto a quello estense, nel quale era stato integrato quasi per caso.

La sua importanza si deve sia perché è l’unico in Italia, insieme a quello veneziano, presso Istituti non religiosi, sia per la sua vastità e organicità, oggi ancora meglio fruibile grazie al lavoro di riordino e catalogazione ad opera del dott. Trenti, culminato nel 2003 con la pubblicazione dell’inventario generale analitico dei processi. Esso si compone attualmente di 303 pezzi archivistici, di cui 245 di processi, contenenti 5.185 fascicoli per 6.070 casi individuali.


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